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L’ipertensione arteriosa aumenta il rischio di morte per infarto miocardico ed ictus. Partendo da 120/80 mmHg questa probabilità raddoppia per ogni aumento di 20 mmHg della pressione sistolica e di 10 mmHg della pressione diastolica. Se non trattato, questo disturbo diventa un killer silenzioso per la sua capacità di danneggiare il cuore e i vasi in maniera costante e progressiva, talvolta senza dare sintomi.


In molti casi è semplice decidere se un paziente necessita di un farmaco per ridurre i livelli di colesterolo. Non ho dubbi e prescrivo una statina se il paziente ha una cardiopatia già documentata, se il paziente è diabetico ad alto rischio o in caso di predisposizione genetica ad avere una elevata concentrazione di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia familiare). Queste sono le condizioni in cui l’approccio farmacologico rappresenta lo stato dell’arte e non solo perché riduce i valori fino a far scomparire l’asterisco dai vostri esami di laboratorio.


L'HRR (heart rate recovery) indica la velocità con cui si riduce la frequenza cardiaca dopo uno sforzo intenso. Durante l’attività fisica il cuore aumenta significativamente i battiti grazie alla stimolazione della branca simpatica del sistema nervoso autonomo. Invece al termine dell’esercizio il graduale ripristino della frequenza cardiaca (FC) è dovuto alla riattivazione del sistema nervoso parasimpatico mediato dal nervo vago.


Un semplice numero che dà accesso a molte informazioni sulla salute. Il numero di battiti che il cuore compie in un minuto per anni è stato appannaggio solo dei medici o dei preparatori atletici. La recente diffusione di dispositivi biometrici indossabili (wearables) capaci di misurare i battiti in ogni momento ha contribuito alla diffusione di una nuova tendenza. Al giorno d'oggi moltissime persone conoscono i loro trend diurni e notturni e monitorano con efficacia questo dato.